Sulle ferie maturate al momento di dimettersi, ma non godute, si susseguono sentenze favorevoli ai dipendenti pubblici che chiedano un’indennità sostitutiva
L’atto delle dimissioni in presenza di ferie ancora da fare non implica che il lavoratore abbia rinunciato quanto meno a monetizzare il meritato riposo. Sulle ferie maturate al momento di dimettersi, ma non godute, si susseguono sentenze favorevoli ai dipendenti pubblici che chiedano un’indennità sostitutiva.
L’ultima segnalata dal pool di legali Consulcesi arriva da Cosenza dove una cardiologa ospedaliera, con contratto della dirigenza medica, aveva maturato 128 giorni, non fruiti al momento di cessare il rapporto di lavoro. Il Tribunale di primo grado ha sancito il diritto al risarcimento: 25 mila euro. Per ogni giorno di ferie non godute sono stati riconosciuti, cioè oltre 195 euro, cifra che, come spiega l’Avvocato Francesco Del Rio, rende la sentenza ancor più rilevante. «Inoltre –continua Del Rio– il Tribunale ha confermato la validità delle argomentazioni proposte dall’Avvocato Croce, sostenendo che il diritto alle ferie annuali retribuite dei dirigenti pubblici è irrinunciabile. Un dirigente che non ha usufruito delle ferie al momento della cessazione del rapporto di lavoro ha diritto a un’indennità sostitutiva». Il quadro è quello di tanti medici dipendenti
che onorano le funzioni assistenziali al punto da sacrificare i periodi di ferie previsti per legge. Nel caso in questione, «il Tribunale – prosegue l’Avv. Del Rio – ha mostrato sensibilità ed attenzione, rimarcando come l’atteggiamento processuale tenuto dall’Azienda, rimasta contumace, si sia addirittura ritorto contro di sé, non avendo fornito alcuna prova di aver permesso alla dipendente di godere delle ferie, né di averla formalmente invitata a farlo».
La normativa italiana è stata fino a poco tempo fa intransigente con il dipendente pubblico che interrompesse il rapporto in presenza di ferie non godute. Secondo il decreto-legge sulla spending review 95/2012, negli enti del conto consolidato Pa, inclusi Asl e ospedali, ferie, riposi e permessi vanno fruiti “secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti”. Parole laconiche, che i tribunali analizzavano facendo prevalere un orientamento restrittivo. Tutto è cambiato tra novembre 2023 e gennaio di quest’anno. A novembre la Corte di Cassazione con la sentenza 32807 ha legittimato l’indennizzo ad un medico abruzzese: non è vero, spiega la sentenza, che se un lavoratore si dimette rinuncia automaticamente all’indennità sostitutivo. Per dimostrare che l’addio al posto di lavoro sottende la rinuncia alle ferie il datore deve dimostrare d’avere invitato il dipendente a fruirne. A gennaio, poi, la Corte di Giustizia Europea causa C 218/22 ha sancito il risarcimento per un dipendente prepensionato del Comune di Copertino perché la legge sulla spending review, legando al contenimento della spesa il diritto del lavoratore a monetizzare i giorni di ferie, svantaggia i lavoratori italiani rispetto allo standard del diritto comunitario. Non è tutto.
Come sottolineano i legali Consulcesi, per Bruxelles la prescrizione del diritto alle ferie decorre non dall’anno in cui sono maturati i giorni non goduti, ma dal momento delle dimissioni del lavoratore.
Da allora i Tribunali e le Corti d’Appello si vanno adeguando al nuovo indirizzo. Le nuove sentenze di condanna per Asl e ospedali in tema di ferie non godute si caratterizzano per la breve durata – qui il processo è durato 8 mesi – e per la crescita degli importi giornalieri indennizzati. Come ha ricordato l’avvocato Del Rio a un webinar, i mesi scorsi Consulcesi ha recuperato ben 15 mila euro per 157 giorni di ferie non godute da un medico in pensione (media di circa 100 euro al giorno, sentenza Corte Appello di Roma), portando il totale degli indennizzi ad oltre 300 mila euro in un anno. Quantificando con un’estrapolazione in oltre 5 milioni le sole giornate di ferie arretrate a carico di medici e dirigenti sanitari
degli ospedali, Consulcesi valuta che, se tutti facessero causa con il nuovo orientamento il Servizio sanitario potrebbe dover sborsare un extra di 600 milioni di euro agli ex lavoratori. E mette a disposizione dei professionisti SSN che hanno cessato il rapporto una consulenza legale gratuita per valutare se ci siano i presupposti per fare domanda di monetizzazione di ferie non godute, nonché un Tool che calcola l’indennizzo potenziale.
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Comunicazione healthcare: Sergio Liberatore è il nuovo Ceo di Homnya
Sergio Liberatore è il nuovo Amministratore Delegato di Homnya, società del Gruppo Consulcesi specializzata in soluzioni di marketing e comunicazione per le aziende dei settori heatlthcare e life science.
Laureato in Medicina all’Università Cattolica di Roma, Sergio Liberatore entra in Homya sopo essere stato dal 2008 Amministratore Delegato e General Manager di IMS Health, ora Iqvia. Precedentemente ha lavorato in Bristol-Myers Squibb, Schering AG e Bayer Healthcare, gestendo le affiliate locali in Italia, Stati
Uniti e UK. Homnya, nata lo scorso anno dalla fusione dell’agenzia Docta Comunicazione con PKE (società specializzata in gestione dei dati dei professionisti sanitari), grazie ad un approccio creativo e data & digital driven è un punto di riferimento nella fornitura di percorsi di marketing e comunicazione alle aziende della life science.
Homnya sviluppa progetti integrati con la controllata Sics (Società Italiana di Comunicazione Scientifico Sanitaria), casa editrice dei giornali online Quotidiano Sanità, Popular Science e Sanità Informazione e di più di 40 riviste specializzate.
Liberatore (Ceo Homnya): “Creeremo la più grande community di farmacisti in Italia”
VIDEO – https://www.la7.it/camera-con-vista/video/liberatore-ceo-homnya-
creeremo-la-piu-grande-community-di-farmacisti-in-italia-19-04-2024-538274
“Utilizzando asset e competenze unici lavoreremo insieme alla costruzione di un’offerta digitale per soddisfare i nostri clienti negli ambiti di comunicazione, formazione, informazione scientifica, analisi e gestione dati. Unendo gli asset digitali di Sics e Giornalidea realizzeremo, attraverso la nuova piattaforma tecnologica di Consulcesi Club, la più grande community di farmacisti in Italia”. Lo ha detto Sergio Liberatore, nuovo Ceo di Homnya, annunciando l’acquisizione di Giornalidea.
Frosinone: inquinamento dell’aria, la class action
VIDEO – https://www.youtube.com/watch?v=LM0doQ9z3ZU&t=29sUn’azione collettiva per chiedere un risarcimento danni per essere stati esposti per anni a concentrazioni di aria troppo inquinata. Sono migliaia in Ciociaria gli interessati ad avviare la class action promossa dal gruppo Consulcesi, con il progetto Aria pulita, contro l’Italia e la Regione Lazio «che non hanno rispettato i limiti sulla qualità dell’aria imposti dalla direttiva comunitaria n. 2008/50/CE» per il potenziale danno alla salute subito.
Consulcesi, ‘rimborsi potenziali di 600 mln per ferie non godute’
Le ferie annuali retribuite non godute vanno pagate anche in caso di dimissioni volontarie del dipendente pubblico. Con questa sentenza della Corte di Giustizia europea del 18 gennaio 2024, secondo il network legale Consulcesi si allargano le maglie delle potenziali azioni legali dei dipendenti pubblici ai danni delle aziende a migliaia di possibili nuovi casi. “Se le aziende non si adegueranno agli standard operativi stabiliti dalla Corte di Giustizia Ue – avverte l’avvocato Francesco Del Rio di Consulcesi – le ripercussioni potrebbero essere molto serie per quanto riguarda il riconoscimento dell’indennità per le ferie non godute del
personale sanitario”.
Infatti – ricordano in una nota i legali Consulcesi – l’ultimo rapporto di Anaao Assomed riferisce di oltre 5 milioni di giornate di ferie arretrate a carico di medici e dirigenti sanitari. Questo significa, sulla base delle ultime sentenze della Corte europea, tra cui l’ultima che comprende i dimissionari volontari, che in caso di cessazione del rapporto di lavoro lo Stato si troverebbe di fronte ad un potenziale esborso di oltre 600 milioni di euro, solo in ambito sanitario. “La sentenza Ue – rimarca Del Rio – allarga il bacino dei potenziali richiedenti anche ai dimissionari volontari. Questa novità, associata alle precedenti sentenze in materia di diritti dei lavoratori, fa in modo che anche chi è andato in pensione 10 anni fa per dimissioni volontarie sia ancora in tempo a pretendere il risarcimento del danno”.
Lo scorso 18 gennaio – si legge nella nota – la Corte di Giustizia europea ha pubblicato una sentenza con cui è nuovamente intervenuta riguardo alla giusta interpretazione che tutti gli Stati membri, in particolare l’Italia coinvolta direttamente nel procedimento appena concluso, devono riferirsi alla disciplina
comunitaria sull’indennità finanziaria per le ferie annuali retribuite non godute dal dipendente pubblico al termine del suo rapporto di lavoro. Il caso prende le mosse dalla domanda presentata da un ex dipendente pubblico del Comune di Copertino che, impugnando il rifiuto avanzato dall’ente alla sua richiesta di
liquidazione dell’indennità per le ferie non godute, in quanto dimessosi volontariamente, lo aveva convenuto in giudizio insistendo per l’accoglimento della sua pretesa economica.
Dal 2018 fino ad oggi – rimarca Consulcesi – la Corte di Giustizia europea è incessantemente impegnata in un lavoro di corretta interpretazione dei principi fondamentali previsti dalla direttiva 2003/88 e, più segnatamente, di quelli relativi alle modalità che presiedono il legittimo godimento delle ferie annuali, ivi incluso il riconoscimento di eventuali indennità sostitutive in caso di mancata fruizione, perciò le cause legate alle ferie annuali retribuite che pervengono alla Corte sono in costante aumento. Per quanto riguarda i tempi e le modalità giusti per richiedere un indennizzo, la Corte Ue ha affermato che, trattandosi di un diritto – ossia quello di richiedere la monetizzazione delle ferie non godute – che insorge soltanto nel momento in cui viene a cessare il rapporto lavorativo, prima vigendo il divieto di legge, il termine di prescrizione non può che iniziare a decorrere da quando il medico è entrato in pensione ovvero, per altri motivi, ha concluso il suo vincolo di lavoro e non dall’anno a cui competono i giorni di ferie non goduti. Questo significa che anche coloro che hanno cessato il loro rapporto di lavoro molti anni fa, e fino al massimo del termine prescrizionale di 10 anni, possono ancora legittimamente reclamare il pagamento dell’indennizzo per i giorni di ferie maturati durante il lavoro e non fruiti per ragioni organizzative.
Da anni Consulcesi sta portando avanti una serie di battaglie legali per far valere, secondo il più ampio respiro europeo, i diritti di coloro che hanno sacrificato le loro ferie per senso di responsabilità verso il proprio lavoro. Il gruppo è in particolar modo al fianco di medici e professionisti sanitari che, davanti
all’atteggiamento di chiusura delle loro ex aziende, sono riusciti ad ottenere in tempi brevi sentenze ampiamente favorevoli, con conseguente riconoscimento di ottimi riscontri economici. Grazie ai successi ottenuti nelle cause patrocinate dai legali del network, i clienti hanno già ricevuto indennizzi che vanno dai
20mila agli oltre 55mila euro per ciascuna posizione con l’ulteriore rimborso delle spese di lite sostenute per la difesa, e fino ad ora sono stati recuperati oltre 200mila euro a favore dei medici che hanno chiesto aiuto a Consulcesi, riferisce la nota.
A tale proposito – conclude – per tutti i clienti di Consulcesi Club che hanno stipulato un contratto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale, attualmente cessato per dimissioni, pensionamento o altro con un residuo di ferie non godute nel corso del rapporto, viene offerta gratuitamente una dettagliata consulenza
legale, con valutazione dei presupposti per la presentazione della domanda di monetizzazione e relativa quantificazione economica del credito potenzialmente reclamabile.
Smog, Consulcesi: “In Piemonte +22% adesioni ad ‘Aria Pulita’ con 100mila firme”
In Piemonte cresce la preoccupazione per lo smog e la qualità dell’aria. Da giugno ad oggi, oltre 100mila persone hanno mostrato interesse per l’azione collettiva ‘Aria Pulita’ portata avanti dal team di legali di Consulcesi, con un aumento in meno di 2 mesi pari a circa il +22%. A fare da apripista – si legge in una nota – è la città di Torino, con oltre 65mila persone interessate all’iniziativa, seguita da Novara con poco meno di 6mila, Asti ed Alessandria con oltre 1.500, mentre Cuneo chiude la classifica delle ‘top 5’ con oltre 1.200 cittadini interessati. Non solo: anche dai centri più piccoli, come Biella e Vercelli, si registra un graduale ma costante aumento dell’interesse verso l’azione collettiva. Se infatti la prima si piazza subito dopo Cuneo con circa 1.170 persone che hanno consultato il sito dedicato e richiesto informazioni su come aderire, la seconda segue con oltre mille, mentre tra Alba, Tortona e Trecate si totalizzano oltre 2.500 interessi.
“I cittadini – dichiara Massimo Tortorella, presidente del Gruppo Consulcesi – sono sempre più consapevoli dei gravi danni alla salute legati ad un’aria malsana e il crescente numero di persone che decidono di informarsi ed agire, anche attraverso la nostra azione collettiva Aria Pulita, ne è la conferma”.
Il Piemonte è tra le regioni italiane che ospita più comuni candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti oltre 950 i comuni piemontesi eleggibili per l’iniziativa legale, tra i 3.384 comuni e città italiane individuati dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 4 milioni le persone costrette a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute, e
che per questo possono richiedere un risarcimento allo Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita. Per partecipare – ricordano da Consulcesi – è sufficiente dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per informazioni su come
aderire, Consulcesi mette a disposizione il sito www.aria-pulita.it.
Quanto suggerito dal presidente di Consulcesi – prosegue la nota – trova conferma nei dati preliminari Arpa Piemonte relativi al 2023 di recente pubblicati, come anche nel nuovo Rapporto ASviS Territori 2023. Dalle prime rilevazioni delle centraline Arpa, per il Pm10 “in tutte le stazioni in cui è presente un analizzatore automatico le concentrazioni medie annue rilevate risultano essere inferiori o uguali a quelle dell’anno 2022 e anche dell’anno 2021. Tutte le stazioni valutate rispettano il valore limite medio annuale previsto dalla normativa pari a 40 μg/m3”, riporta l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Tuttavia,
facendo riferimento alla nuova soglia definita dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria da raggiungere non oltre il 2030, solo 10 su 32 centraline analizzate rispetterebbero i nuovi limiti annui di Pm10, contro 22 centraline che si troverebbero invece in violazione, superando i 20 μg/m3 di media annua.
Allo stesso modo, dalle analisi preliminari emerge che solo 2 centraline su 32 monitorate in Piemonte nel 2023 hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento consentiti per ogni anno civile secondo la normativa vigente (con una media giornaliera di Pm10 superiore a 50 μg/m3). In particolare, il superamento è stato rilevato nelle due stazioni di Torino – Rebaudengo e Settimo Torinese – Vivaldi, rispettivamente con 63 e 55 giorni di sforamento. Anche in questo caso, tuttavia, la situazione appare molto meno rassicurante se si considera che l’Ue fissa la nuova soglia di sforamento a 18 giornate annuali, e l’Oms suggerisce di limitarle perfino a 3, entrambi abbassando altresì le concentrazioni giornaliere a 45 μg/m3. Alle attuali concentrazioni, dunque, oltre un terzo delle centraline piemontesi supera la nuova soglia Ue, mentre solo 8
su 32 rientrerebbero nei limiti Oms.
Anche per il Pm2.5, tra le centraline analizzate nessuna supera il limite in vigore attualmente e pari a 25 μg/m3. Tuttavia, anche in questo caso il Piemonte risulta lontano dalla nuova soglia: sarebbero infatti 19 su 23 le centraline con un valore medio annuo superiore a 10 μg/m3 (Nuova Direttiva europea, mentre l’Oms fissa la soglia a 5 μg/m3), risultando così fuorilegge, contro solo 4 che risulterebbero entro i nuovi limiti.
“Dobbiamo guardare agli obiettivi futuri come qualcosa da raggiungere oggi, quanto prima, poiché la strada è molto lunga – avverte Tortorella – I miglioramenti, lo confermano gli ultimi dati ma anche quelli dell’ultimo
decennio, ci sono ma sono troppo piccoli. Molto di più si può e si deve fare per poter garantire a tutti il diritto ad un ambiente salubre”.
Aria malsana nel Lazio: cittadini sempre più insofferenti. Cresce interesse verso azione collettiva Consulcesi
Il 2024 inizia con un boom di interesse verso l’azione collettiva di Consulcesi: +14% nell’ultimo mese. Tortorella: “Blocco auto e ‘stare a casa’ non sono soluzioni. Cittadini stanchi chiedono azioni più concrete”
Aumenta l’inquinamento e di pari passo il malessere dei cittadini laziali. Nella regione l’azione collettiva targata Consulcesi registra un aumento del +14%, passando da circa 20mila ad oltre 23.300 solo negli ultimi 30 giorni, tra dicembre 2023 e le prime due settimane del nuovo anno. La mobilitazione diventa un grido
pressante per il riconoscimento del diritto fondamentale a respirare aria salubre, con un numero sempre maggiore di cittadini che manifestano interesse per l’iniziativa collettiva Aria Pulita.
“Sarà per la stanchezza di fronte ai bollettini sempre più critici delle centraline di monitoraggio, per le restrizioni del traffico che complicano una mobilitazione già difficile, o per le crescenti evidenze sugli impatti devastanti sulla salute fisica e mentale, ma dal Lazio arriva un segnale chiaro: la popolazione è preoccupata e chiede azioni più incisive per migliorare la qualità dell’aria”, commenta Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi.
“Che quanto è stato fatto finora per salvaguardare la salute dei cittadini non sia abbastanza è purtroppo cosa certa ormai, – aggiunge Tortorella – lo confermano i dati sulla riduzione degli inquinanti e lo ribadisce ancora una volta la Commissione Europea, tornata ad esprimersi sugli sforamenti dei limiti nella Valle del Sacco, registrati in questi giorni”. La popolazione della zona, infatti, da anni respira aria malsana, ha più volte accertato e condannato la stessa Commissione, che recentemente si è detta preoccupata per i nuovi sforamenti di polveri sottili registrati nella Valle, con concentrazioni pari a 133 microgrammi per metro cubo, contro una soglia massima di 10 μg/m3.
Non solo la Valle del Sacco però, è soffocata dall’inquinamento. Secondo gli ultimi dati Legambiente contenuti nei due report 2023 “Mal’Aria di Città” ed “Ecosistema Urbano”, Frosinone con i suoi 17 microgrammi/m3 di PM2.5 si classifica tra le città con una qualità dell’aria considerata “insufficiente”, mostrandosi in miglioramento negli ultimi dieci anni, ma ben lontana dalla riduzione del 41% necessaria per rientrare nei nuovi limiti Ue, da raggiungere quanto prima e non oltre il 2030.
Male, anzi malissimo, la situazione di Roma se si guarda al biossido di azoto. Per questo inquinante, la città mostra un tasso medio annuo di decrescita pari al -6%, mentre con una concentrazione media annua pari a 33 microgrammi/metro cubo, deve puntare a una riduzione del 39% entro il 2030. All’attuale trend di
riduzione, la Capitale impiegherebbe 11 anni, circa il doppio del tempo dettato in sede Ue.
Come concludono anche le analisi di Legambiente, i miglioramenti ci sono ma sono troppo piccoli: di questo passo raggiungere i nuovi obiettivi fissati dall’Unione europea per i livelli di inquinanti atmosferici entro il 2030 risulta irrealizzabile per le città italiane, molto di più si può e si deve fare.
Il Lazio è tra le regioni italiane che ospita più cittadini candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti oltre cinque milioni e mezzo i laziali eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 110 i comuni laziali in cui la popolazione è stata costretta a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento alla Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi.
Per partecipare all’azione collettiva, è sufficiente dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per informazioni su come aderire, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulita: www.aria-pulita.it.
Ambiente, oltre un milione di richieste per azione “Aria Pulita” in sei mesi
Sul podio delle città più “eco-sensibili” c’è Milano con 211.286 richieste all’azione collettiva Aria Pulita, seguita da Roma con 140.635 dimostrazioni d’interesse e Torino con 47.893 richieste
Da giugno ad oggi sono 1.151.096 le dimostrazioni di interesse all’azione collettiva “Aria Pulita”, portata avanti dal team di legali di Consulcesi. A guidare la lunga marcia contro l’inquinamento atmosferico in Italia – si legge in una nota – è Milano, non solo per il numero di richieste, circa 212mila, ma anche perché sarà la prima città a partire con l’azione legale. È stata infatti ufficializzata l’iscrizione a ruolo della prima azione collettiva, sono stati quindi depositati i ricorsi per violazione dei limiti di PM10 e di NO2.
«Ora il giudizio è pendente dinanzi al Tribunale di Milano e in attesa che venga assegnato alla Sezione e al Giudice», spiegano i legali di Consulcesi. L’udienza dovrebbe avere luogo la prossima primavera. «È un primo bilancio positivo il quale suggerisce che siamo effettivamente sulla strada giusta e che abbiamo ben interpretato un bisogno insoddisfatto di buona parte della popolazione italiana – dichiara Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group -. In pochi mesi abbiamo intercettato un gran numero di cittadini “eco-coscienti”, ovvero consapevoli di quanto la scarsa qualità dell’aria possa incidere negativamente sulla propria salute, che hanno deciso di dare voce al proprio diritto di vivere in un ambiente salubre», aggiunge. Sul podio delle città più “eco-sensibili” c’è Milano con 211.286 richieste all’azione collettiva Aria Pulita, seguita da Roma con 140.635 dimostrazioni d’interesse e Torino con 47.893 richieste. La prima città del Sud interessata all’iniziativa legale di Consulcesi è Napoli con 44.659 dimostrazioni d’interesse.
Sanità, da Consulcesi guida gratuita per mettersi in regola su Ecm
Non ci saranno ulteriori proroghe. Lo ha annunciato più volte e ribadito il ministro della Salute Orazio Schillaci, capo anche della Commissione nazionale Ecm, invitando i professionisti a “regolarizzare la propria posizione entro il 31 dicembre per evitare sanzioni”. E’ corsa agli ultimi crediti per essere in regola, formarsi ed evitare le sanzioni previste, che prevedono anche la sospensione. Sempre al fianco dei professionisti sanitari, Consulcesi Club scende in campo con una serie di strumenti e soluzioni, tra cui la prima guida completa dedicata all’Educazione continua in medicina, per districarsi tra i dubbi e le domande più frequenti e supportare i professionisti sanitari nello svolgimento del proprio obbligo formativo. La guida, completamente gratuita – si legge in una nota – è stata presentata in occasione del webinar “Scadenza proroga Ecm, obblighi e opportunità per i professionisti della sanità”, organizzato da Consulcesi Club in collaborazione con il Provider Sanità In-Formazione.
I crediti di educazione continua in medicina sono indicatori che attestano il livello di aggiornamento che un professionista sanitario effettua negli anni. Per ogni triennio – dettaglia la nota – è obbligatorio accumulare 150 crediti. Il triennio in corso è iniziato nel 2023 e terminerà a dicembre 2025. Ma a dicembre 2023 scadrà anche l’anno aggiuntivo di proroga concesso agli operatori sanitari per rimettersi in pari con il triennio precedente 2020-2022, per i possibili ritardi causati dalla pandemia Covid, che ha visto i camici bianchi impegnati in prima linea.
È possibile recuperare tutti i crediti mancanti del proprio percorso formativo obbligatorio – chiarisce la nota – anzi questi giorni, fino alla scadenza della proroga del 31 dicembre, sono propizi per mettersi in regola perché sono ancora in vigore una serie di facilitazioni messe in piedi dalla Commissione nazionale Ecm per andare incontro alle esigenze dei professionisti, come lo spostamento dei crediti negli anni precedenti.
Se non si è in regola – riferisce la nota – le sanzioni per mancato aggiornamento sono disciplinate dalla legge Lorenzin 3/2017 e dal decreto legislativo 138 del 2011, che tratta dell’illecito disciplinare. In particolare, secondo questa normativa, i professionisti sanitari non adeguatamente aggiornati possono essere soggetti a varie sanzioni. Queste vanno dall’avvertimento da parte del proprio Ordine professionale, alla censura e alla sospensione (con durata da 1 a sei mesi), fino alla radiazione dall’Albo professionale nei casi più gravi.
La soluzione digitale del nuovo Consulcesi Club aiuta i professionisti aggiungendo più servizi e contenuti, maggiore accessibilità e personalizzazione. Tra le nuove soluzioni, proprio da oggi è online “Elenco Professionisti”, una sorta di LinkedIn privato. Si tratta di un network di medici e operatori sanitari all’interno di Consulcesi Club, per aumentare la visibilità online, ampliare la propria rete professionale, connettersi e condividere competenze ed esperienze. In più, l’esperienza diventa sempre più personalizzata attraverso contenuti e corsi appositamente selezionati, risorse studiate per supportare il lavoro e la vita privata, tool, calcolatori e moduli facsimile scaricabili.
L’accesso al Club – conclude la nota – fornisce infine accesso ai migliori servizi legali per la vita professionale e privata, consulenze illimitate in diverse aree del diritto, lettere di diffida e pareri legali su problematiche professionali grazie a un network di avvocati sempre a disposizione del professionista; un servizio assicurativo e consulenti esperti su cui contare per scegliere con consapevolezza la migliore soluzione assicurativa più adatta alle proprie esigenze, accesso alla prestigiosa banca dati PubMed, convenzioni escluse a cui accedere con facilità.
Massimo Tortorella – Consulcesi
Sport: la Fondazione Consulcesi si aggiudica l’asta per la Barbie Bebe Vio
La Fondazione Consulcesi si è aggiudicata l’asta benefica per la barbie Bebe Vio. “Non appena abbiamo saputo dell’iniziativa della Mattel – spiega Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group, a cui la Fondazione fa riferimento – ci siamo attivati con l’obiettivo di vincere questa asta perché Bebe Vio rappresenta tutti i nostri valori ed è esempio e modello da seguire per i nostri progetti di inclusione, solidarietà e sostenibilità ambientale”. La campionessa paralimpica è stata inclusa tra le cinque Role Models di fama mondiale che la Mattel ha realizzato per festeggiare il quinto anniversario del Barbie Dream Gap Project pensato per tutte le bambine e ragazze del mondo. “Le bambole – continua Tortorella – rappresentano cinque donne che hanno abbattuto barriere, diventando fonte di ispirazione e modello di coraggio e resilienza e lo sono anche per la nostra Fondazione”.
Il ricavato dell’asta della “Barbie Bebe” andrà all’associazione Art4Sport della schermitrice. La bambola indossa anche la divisa ufficiale della “Bebe Vio Academy” fondata nel 2009 dalla campionessa, che fornisce protesi e carrozzine sportive ai bambini che supporta e ne promuove ed organizza i percorsi sportivi. Tra le varie attività promosse ed organizzate, dal 2021 ha fatto nascere anche la “Bebe Vio Academy”, un luogo inclusivo dove bambini normodotati e bambini con disabilità possono giocare e divertirsi praticando sport insieme. “Ognuno – conclude Massimo Tortorella – ha il diritto di raggiungere qualsiasi obiettivo e Bebe Vio ne è la dimostrazione”.
Oltre a Bebe Vio le altre bambole dell’iniziativa “Barbie Dream Gap Project” sono dedicate a Shonda Rhimes (pluri-premiata scrittrice, produttrice, autrice statunitense, nonché CEO di Shondaland), Helene Darroze (chef francese di fama mondiale), Katya Echazarreta (ingegnere elettrico e prima donna di origine
messicana a viaggiare nello spazio) e Hui Ruoqi (campionessa cinese di pallavolo).