Test Medicina: Consulcesi, con riforma “doppia” chance per entrare, ma non premia merito

Marco Tortorella, legale di Consulcesi: “Dare agli studenti la possibilità di ripetere il test di ingresso alla facoltà di Medina non è una riforma vera e propria. Il sistema di accesso è sempre lo stesso e non premia i meritevoli. Il ricorso continuerà a rimanere una possibilità concreta per tutti gli aspiranti medici esclusi ingiustamente”.

Roma, 24 ottobre 2022 – Mentre l’Università San Raffaele di Milano ha da poco annunciato la data di apertura delle iscrizioni ai test d’ammissione a Medicina, prevista per il prossimo 25 ottobre, inaugurando la formula della “doppia prova” introdotta dalla riforma, gli addetti ai lavori continuano a rimanere scettici. Gli esperti di Consulcesi, che da anni si occupano di offrire assistenza agli aspiranti medici, non sono convinti che le nuove regole per l’ammissione ai corsi di Medicina, contenute nel decreto pubblicato dal ministero dell’Università lo scorso 28 settembre, siano effettivamente in grado di superare gli attuali limiti del sistema a Numero Chiuso. 

A spiegarne il perché è stato l’avvocato Marco Tortorella, legale Consulcesi, in un webinar intitolato “Test Medicina e ora che succede?” che in poco più di una settimana ha raddoppiato le sue visualizzazioni, passando da 10mila a circa 20mila. “Non è una riforma vera e propria”, spiega Tortorella. “Il sistema di accesso ai test è sempre lo stesso. Sono solo stati raddoppiate le possibilità – aggiunge – consentendo agli studenti di iniziare a farlo al quarto anno di superiori”. Gli studenti quindi verranno selezionati, come già avviene da moltissimi anni, in base a chi svolge la prova migliore. “Insomma, rimane il Numero Chiuso e rimangono i soliti test”, evidenzia il legale. “Quindi non garantisce l’ingresso dei più meritevoli, ma rimane sempre un sistema rigido e difettoso”, aggiunge.

I legali di Consulcesi sono attualmente impegnati nella valutazione delle numerosissime segnalazioni, molte delle quali diventeranno oggetto di ricorsi all’autorità amministrativa. “Qualcosa a cui siamo ormai abituati e che credo che questa riforma non cambierà”, sottolinea Tortorella. 

Negli ultimi 20 anni lo strumento del ricorso alla giustizia amministrativa ha permesso a decine di migliaia di studenti, esclusi ai test di selezione alla Facoltà di Medicina, di iscriversi, di studiare, di fare gli esami e infine di laurearsi. “Le ordinanze del Consiglio di Stato che si sono susseguite negli anni a favore degli studenti ricorrenti confermano ulteriormente che questo sistema è inadatto a selezionare i più meritevoli”, dice Tortorella. “Già nel 2018-2019 il Consiglio di Stato ha addirittura ritenuto inadeguato l’utilizzo della capacità ricettiva degli atenei, cioè quanti studenti possono accogliere nelle loro facoltà, come unico parametro per stabilire i posti disponibili nelle varie facoltà di Medicina. In quell’occasione – prosegue – il Consiglio di Stato ha evidenziato la necessità di considerare nella scelta del numero dei posti anche il fabbisogno nazionale, che sappiamo essere ben superiore rispetto a quanti studenti viene data la possibilità di entrare nella facoltà di Medicina”.

Una vera riforma, secondo il legale di Consulcesi, è quella in cui viene definitivamente abolito il Numero Chiuso. “A mio avviso dovrebbe essere garantito un accesso libero o semilibero – sottolinea Tortorella – al primo anno, strutturando il percorso accademico in modo da spostare più avanti le attività che prevedono l’utilizzo di strumenti che sono pochi. Per poi procedere a una selezione che è comunque anche più naturale. In questo modo si può effettivamente modulare la selezione sull’effettiva capacità degli studenti e in base alle esigenze del nostro sistema sanitario”.

Per questo Consulcesi conferma ancora una volta il suo impegno a fianco degli aspiranti medici affinché venga garantito loro il diritto allo studio e, di conseguenza, il diritto a impegnarsi per realizzare i propri sogni.

Mese della prevenzione del tumore al seno

Petrella (oncologo e docente Consulcesi): “in Italia diminuisce la mortalità ma ancora troppa disparità tra Nord e Sud. Necessario potenziare prevenzione e diagnosi precoce”

Roma, 13 ott. – Con 60mila nuovi casi quest’anno, il tumore al seno si conferma la prima tra le neoplasie femminili, rappresentando quasi il 45% di tutte le neoplasie che colpiscono le donne e circa il 15% dei tumori diagnosticati in Italia.

“Gli importanti traguardi raggiunti in termini di probabilità di guarigione confermano l’importanza della diagnosi precoce ma non devono farci abbassare la guardia perché l’incidenza del tumore al seno registra un incremento dell’1% ogni anno”. Il monito arriva da Giuseppe Petrella, oncologo e professore ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università Tor Vergata di Roma, che in occasione del mese della prevenzione per il tumore al seno lancia con Consulcesi il nuovo corso di formazione ECM “Patologia mammaria: prevenzione, diagnosi e terapia – la storia di Francesca”. 

Sebbene infatti i dati sulla sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi collochino l’Italia tra i primi Paesi europei, l’aumento dei tumori femminili, da quello al seno ai più preoccupanti tumori del polmone e della vescica mettono in allerta gli esperti che tornano a ribadire la necessità di potenziare la prevenzione attraverso i medici di base che in primis devo sollecitare ai controlli e attraverso un rafforzamento dei servizi territoriali lungo tutta la penisola dove si registra ancora una disuguaglianze tra Nord e Sud

In Italia si muore meno di tumori dunque, ma principalmente dove la prevenzione funziona, ossia nelle regioni settentrionali. A confermarlo è l’ultimo report dell’Osservatoriosalute 2021 secondo cui il Meridione ancora sconta “ritardi nell’implementazione dei programmi di screening e una prevalenza più sfavorevole per alcuni fattori di rischio oncologico rilevanti, quali fumo e obesità”, che aggiunge: “le regioni meridionali si avviano a diventare quelle a mortalità e incidenza più alta per alcuni tumori frequenti.”

Ma la maggiore mortalità al Sud potrebbe essere verosimilmente influenzata da una molteplicità di aspetti, tra cui una minore adesione agli screening mammografici: secondo quanto riportato dall’Humanitas di Catania infatti, se al Nord raggiunge l’80%, nelle regioni meridionali sfiora il 60%.

Da qui il ruolo chiave dei medici di base che, ribadisce Petrella, “devono sensibilizzare la popolazione, in particolare le donne e fin dalla giovane età a sottoporsi a controlli di prevenzione” oltre che a “rimanere continuamente aggiornati sulle novità inerenti a cause e cure in materia di malattie oncologiche, per poter fornire la migliore assistenza possibile”.

Il corso, condotto da Petrella con un team di esperti specializzati nelle diverse aree mediche coinvolte nel percorso diagnostico e terapeutico del tumore al seno, è parte di un’ampia collana di corsi FAD realizzata da Consulcesi sul tema delle neoplasie. Questo, associato al film-formazione ‘La storia di Francesca’, è accessibile online fino al 31 dicembre 2022, temine ultimo per l’acquisizione dei crediti obbligatori previsti per il triennio formativo 2020-2022

Massimo Tortorella Consulcesi