Ogni tipo di ferita va trattato in maniera diversa a seconda della profondità e della zona. Giacomazzi (istruttore ACLS e BLSD): «Materia delicata che richiede preparazione costante, non solo in ambito ospedaliero»
Punto semplice, sutura continua, punto donati (orizzontale e verticale), ma anche sutura greca, sutura intradermica, punto trifoglio, nodo piano, nodo vaccaio, nodo chirurgico e nodo con lo strumento. Sebbene possano sembrare i nomi di tecniche di cucito, parliamo in realtà delle principali modalità con cui si fanno
suture in ambito medico. Per sutura intendiamo la procedura chirurgica che consente di unire, in maniera stabile, i lembi di una lesione cutanea al fine di consentirne la cicatrizzazione. «Ogni tipo di ferita – spiega il dottor Matteo Giacomazzi, istruttore ACLS e BLSD – va trattata nel modo adeguato, ossia in relazione alla sua profondità e alla sede in cui si trova. Per fare un esempio, una ferita di 3 centimetri su un sopracciglio deve essere senza dubbio trattata in maniera molto diversa rispetto a una ferita della stessa dimensione che invece si trova su un braccio. Nel primo caso entrano in campo anche fini
di tipo estetico, mentre nel caso di una ferita sul braccio questo aspetto può passare in secondo piano». A seconda della zona del corpo interessata dalla lesione, poi, si procede con una tecnica diversa e anche i tempi di cicatrizzazione saranno differenti. Ogni ferita, infatti, ha un tempo di guarigione diverso.
Il fine della sutura è la cicatrizzazione della ferita Legamenti, fascia, tendini, nervi e ossa richiedono, ad esempio, un lungo periodo di attesa: dai 21 ai 35
giorni. Più brevi invece i tempi di guarigione di intestino e vescica (10-14 giorni), utero (10-16 giorni), parete addominale e muscolo (16 giorni). L’esito del processo di cicatrizzazione è altamente variabile e dipende principalmente dal livello di perfusione e di ossigenazione del tessuto. Esso dipende inoltre, più genericamente, dallo stato del paziente: età, condizioni fisiche, stato nutrizionale, natura e posizione della ferita, infezioni e risposta immunitaria.
Gli strumenti: filo e ago da sutura
Le suture vengono realizzate attraverso ago e filo. Il filo da sutura è un filamento utilizzato per l’accostamento (o sintesi) dei tessuti. Questo deve essere facile da maneggiare, sterilizzabile, robusto (dotato dunque di una elevata forza tensile), economico, inerte (anallergico, non flogogeno e non cancerogeno) e resistente alle infezioni (ovvero non colonizzabile da agenti patogeni endogeni e/o
esogeni). Vengono classificati in base al materiale di cui sono fatti, al calibro e al tipo di ago montato. Tra le caratteristiche principali da tenere in considerazione nella sua scelta ci sono la forza tensile (indice di robustezza del filo), la forza del nodo, l’effetto memoria (ovvero la tendenza naturale del filo a tornare alla
posizione di partenza), l’elasticità, la plasticità e la capillarità. I fili da sutura possono essere classificati a seconda del materiale utilizzato, della struttura e del riassorbimento. Per quanto riguarda la prima categoria, il filo da sutura può essere naturale (di origine vegetale o animale) o sintetico. Se consideriamo,
invece, la struttura, un filo può essere intrecciato, ritorto o non intrecciato né ritorto (un unico monofilamento che ne compone la struttura). In terzo luogo, abbiamo fili riassorbibili (come il poliestere) o non riassorbibili (come nylon o seta).
Passando poi agli aghi da sutura, questi sono gli strumenti da utilizzare per penetrare nei tessuti biologici.
Ad ogni ago da sutura si abbina un filo da sutura. L’ago deve essere sterilizzabile, sottile, resistente, tagliente, inerte (ovvero non deve causare reazione tessutale), sufficientemente flessibile, direzionabile e fissabile sul porta aghi. Deve inoltre essere affilato, atraumatico, resistente, duttile, inerte e sterile. Tutti gli
aghi da sutura sono rivestiti in silicone per diminuire il coefficiente di frizione, migliorare il passaggio attraverso i tessuti e migliorare le caratteristiche di affilatura dell’ago.
La pratica da casa
Usare ago e filo da sutura non è semplice e per padroneggiare la materia è necessario fare molta pratica.
«Quella relativa al posizionamento dei punti di sutura è una materia già presente nel percorso formativo di base di un medico o di un professionista sanitario – spiega ancora Giacomazzi –. Data la sua delicatezza, però, necessita di una pratica costante». Pratica che è possibile fare anche da casa attraverso dei Pad
(facilmente acquistabili online) progettati per replicare la struttura anatomica del tessuto umano (comprensiva di pelle, grasso e muscolo) per simulare l’intervento su ferite sia superficiali che profonde.
Il dottor Giacomazzi è responsabile scientifico del corso di formazione “Suture chirurgiche: dallo strumentario alla scelta della tecnica adeguata” (3 crediti ECM), disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club. Una serie di video lezioni che spiegano «in maniera facile e comprensibile», i vari punti di sutura. «La
formazione dal vivo è molto importante – spiega ancora –. Essere in aula con un formatore, all’interno di un contesto operativo, e posizionare direttamente i punti di sutura è una pratica che insegna molto ma la Formazione a distanza ha un punto di forza assolutamente non secondario: seguendo i video tutorial è
infatti possibile esercitarsi, per tutto il tempo che si vuole, senza correre il rischio di causare danni ad un paziente. Come in qualsiasi tipo di disciplina è dunque possibile allenarsi e prendere familiarità e dimestichezza con tecniche complesse che possono poi essere applicate con maggior sicurezza in un contesto operativo, ovviamente affiancati da un collega con più esperienza».
Consulcesi – Massimo Tortorella