«Medici ignoranti? Un’accusa da rinviare al mittente senza se e senza ma». A parlare non è un medico ma il ministro della Salute Roberto Speranza, che istituzionalmente ha un ruolo “terzo” tra camici e cittadini. Alla presentazione del rapporto Pit Salute il Ministro commenta un servizio del settimanale Panorama dal titolo “i medici ignoranti danneggiano anche te” con i dati sulla formazione continua. Dati poco edificanti ma vecchi: nel triennio 2014-2016 era in regola con il fabbisogno dei crediti solo il 54% degli iscritti all’Albo, e in particolare le donne medico (60%). L’inchiesta conferma peraltro come altre professioni – infermieri, veterinari – avessero tassi di copertura del fabbisogno formativo ancora inferiori, pari a un terzo. A questo punto, la bordata. Visto che a dover verificare il raggiungimento dei crediti e a punire chi non si aggiorna ai sensi di legge sono gli Ordini, e che sono composti da medici che dovrebbero giudicare i loro colleghi, perché non creare un organismo indipendente preposto alla verifica dell’effettivo conseguimento dei crediti con potestà di punire chi non è in regola?
In realtà, oltre alle sanzioni dall’avvertimento alla radiazione, il medico che non si aggiorna è più vulnerabile nei contenziosi per responsabilità, basati molto sull’uso di linee guida. E soprattutto, come spiega Massimo Tortorella, presidente del pool di avvocati Consulcesi, rischia la mancata copertura assicurativa. «Per alcuni tipi di polizza il diritto di rivalsa può essere esercitato nei confronti dell’assicurato qualora l’esercente la professione sanitaria non abbia regolarmente assolto l’obbligo formativo e di aggiornamento. Quanto riporta Panorama va a soffiare su quel clima di odio che si respira tra le corsie degli Ospedali di tutta Italia. Che sarebbe scoppiata la bomba dei crediti Ecm – aggiunge poi Tortorella – l’avevamo anticipato in una lettera chiusa al ministro della Salute Roberto Speranza e agli Ordini Professionali. Ora, mi auguro che arrivi un chiaro messaggio di rispettare l’obbligo formativo di tutti i Presidenti degli Ordini in vista della scadenza del triennio il 31 dicembre 2019». In Finanziaria, c’è da aggiungere, era stato prima proposto e poi stralciato un emendamento per conferire i compiti di controllo dei crediti- fin qui affidati al Consorzio gestione anagrafica professioni sanitarie – all’Agenas, agenzia del ministero della Salute al momento alle prese con la difficile successione al DG Nicola Bevere. In effetti, se non fosse che è l’Ordine l’ente preposto alla tutela del cittadino, il Ministero è uno dei possibili organismi “terzi” alternativi per dire la sua su come andrebbe giudicato chi non si aggiorna. Ma il ministro Speranza non ha esitazioni.
«Abbiamo professionisti di grande qualità, i medici di questo paese sono purtroppo i peggio pagati in giro per l’Europa, guai ad avere un atteggiamento sbagliato verso di loro». Quanto alla formazione continua, «abbiamo una commissione ad hoc, e su questo dobbiamo continuare ad investire. Le sfide dell’informazione nel comparto salute sono per una sempre maggiore qualità, lavorerò su questo punto, sulla formazione di tutto il personale sanitario». In serata arriva la presa di posizione del presidente Fnomceo Filippo Anelli, diretto interessato alla provocazione. «Nel grande patto tra tutti gli attori della sanità – Ordini, Sindacati, imprese, Associazioni dei pazienti e dei cittadini – auspicato dal ministro Speranza per porre fine alla stagione dei tagli vogliamo esserci anche affinché si riconosca il ruolo delle professioni sanitarie a tutela del diritto alla salute. Crediamo nella qualità della Professione e dunque nella formazione, che ne è presupposto fondamentale. Non parliamo certo di ‘formazione a punti’, quella che si misura solo con i numeri, per adempiere a un obbligo formale, senza valutarne la coerenza con gli obiettivi professionali, ma di quel costante, quotidiano e prezioso aggiornamento delle competenze che ogni giorno consente ai medici di risolvere i problemi dei cittadini».